Jesi (Le Marche), 2/3 dicembre 2005
E’ l’ora del dialogo e della speranza
E’ l’ora del dialogo e della speranza
La Repubblica Argentina, negli ultimi 80 anni, ha sperimentato profondi cambiamenti culturali, sociali, economici e politici, periodi traumatici e perdita di opportunità di stabilità e sviluppo -essenzialmente nel periodo 58/62, che preparò l’Argentina per avvicinarsi alla formidabile rivoluzione scientifica e tecnologica, il mondo della conoscenza e la comunicazione- tappe di interruzione dell'ordine democratico e costituzionale, tappe dove fiorì il terrorismo di Stato ed il terrorismo politico, fino a sboccare nella crisi senza precedenti del 2001.
Oggi abbiamo iniziato un recupero economico, ma rimangono vigenti, problemi strutturali con profonde sequele sociali e culturali, dove la produttività lavorativa attuale, è inferiore a 2001 e l'industria produce meno che nel 1997.
In quest´ambiente, la nazione argentina aspetta ancora progetti ed idee che contribuiscano a costruire il futuro in base ad una politica nazionale di sviluppo sostentabile.
Affinché un progetto nazionale abbia esito deve basarsi sul comportamento armonico della maggioranza ed imprescindibili variabili sociali, economiche, culturali e politiche, e per questo motivo, non lo riusciremo mentre esistano enormi disuguaglianze tra gli individui, le regioni e le nazioni.
Affermiamo che la fortezza della nostra Nazione si trova nei suoi settori intellettuali, produttivi e regionali, e che lo Stato Nazionale - Governo Nazionale - non è creatore di ricchezza, non può creare ricchezza dal niente, e se continua a fare, finiremo in un altro processo inflazionario con la conseguenza già conosciuta.
Questo contesto è uguale a quella situazione dei paesi latinoamericani, dei paesi sottosviluppati di tutto il Mondo, ed è prodotto delle contraddizioni che genera il sottosviluppo in ogni Nazione, con identici problemi strutturali con le politiche del mondo sviluppato, che trasportano permanentemente ai nostri Nazioni una maggiore disuguaglianza ed equità, approfondendo quei problemi strutturali.
Naturalmente, ciò non è scusa per riconoscere la nostra responsabilità in riuscire la realizzazione di un progetto nazionale di sviluppo ed integrazione, che faccia funzionare il formidabile potenziale agroalimentare, con uno sviluppo industriale, tecnologico e scientífico; e andare avanti con un progetto di sviluppo sostenibile a lungo termine, basato nella conservazione dell'ecosistema ed un adeguato controllo delle risorse naturali.
Vogliamo politiche capaci di soddisfare, le urgenti e gravi necessità del presente senza compromettere le necessità e capacità delle generazioni future.
Appoggiamo l'utilizzo di tutti gli avanzamenti scientifici e tecnologici disponibili, generando un nuovo e maggiore sforzo in investigazione ed innovazione, e che favoriscano una maggiore produttività con qualità, conservazione delle risorse, efficacia economica ed equità sociale.
Sono politiche concepite con responsabilità sociale globale, che coinvolgono e compromettono a tutti i paesi del mondo, essenzialmente i paesi sviluppati, ed a tutti i settori sociali.
Dalla nostra visione del Mondo attuale, osservata con emozione ed una visione razionale degli avvenimenti, i problemi e soluzioni sono ogni volta piú somigliate e perciò, segnaliamo primordialmente, che il prodotto del lavoro umano, ha puntato a concentrare i livelli di maggiore potere e ricchezza nei Paesi sviluppati, umiliando ed ingrandendo la miseria dei paesi sottosviluppati.
Tuttavia, manifestiamo che oggi, le economie dell'Unione Europea, nazioni sviluppati, “...hanno avuto cambiamenti strutturali negli ultimi anni. Passarono dei capitalismo amministrativo all'azionario, di economie con forte dose di direzione statale, a mercati meno regolati; di politiche sociali attive ed espansive ad un mondo che riduce costantemente le spese sociali...” come dice Michel Rocard; e dove le politiche salariali diminuìscono la partecipazione del salario in un 10 per cento, significando una “pauperizzazione” massiccia dei settori piú poveri.
Perciò, sosteniamo la necessità di un mondo interrelazionato che ravvivi urgentemente il diálogo e la convivenza, la preminenza dell'etica ed un attacco frontale a tutta forma di violenza, terrorismo, impunità e corruzione.
Un mondo che rispette i diritti umani e civili, dove prevalga l'investimento in capitale umano, ed afferme un rinnovato riconoscimento degli essenziali valori dell'umanità, in particolare la difesa della famiglia, come nucleo basilare dello sviluppo umano.
Un mondo che si comprometa, decisamente, nella creazione di lavoro, nell'educazione ed abilitazione lavorativa, un mondo di equità sociale e di una retribuzione equa, che finisca con la distribuzione ingiusta della ricchezza globale.
Sappiamo che per lo sviluppo umano, alcuni prodotti sono migliori che altri e che nel commercio mondiale, i Paesi latinoamericani dipendono troppo dalle esportazioni di materie prime.
Ed oggi, l´esito in quel commercio globale dipende sempre di più, dalla capacità di vendere prodotti manufatti di maggiore valore aggiunto.
Affinché ciò sia possibile, previa condanna delle sue attuali politiche e la domanda della sua immediata modificazione, gli Stati Uniti d´America, l'Unione Europea e Giappone, devono eliminare le loro barriere commerciali ed i sussidi agricoli, che ostacolano l'esercizio del libero commercio, e sono fattori del ritardo dei paesi sottosviluppati.
Per avere SPERANZA oggi e per il futuro, CON TUTTA CRUDEZA, MANIFESTIAMO:
Che i tempi e le politiche implementate per i paesi sviluppati non coincidono con la fame, la povertà, la mortalità infantile, il lavoro infantile, i problemi gravi dell'infanzia a rischio, l'AIDS, le malattie epidemiche contagiose, il flagello del narcotraffico, la esistenza di migliaia di giovani senza impiego, né salario, né radici; e che solo sanno esprimere la sua esistenza, attraverso la violenza, con il disprezzo per l'ecosistema. Né l’ alto rendimento dei loro investimenti, dove la governabilità si regga dal rispetto irrestricto della democrazia e della legge che si producono drammaticamente nei popoli delle nostre nazioni sottosviluppati
Davanti al nostro mondo globale, interrelazionato e diverso, formulare i problemi richiede molta creatività, perché implica esporre quali sono le condizioni reali che deve compiere la soluzione.
Perció, una delle questioni più importanti, è togliersi di mezzo i pregiuidizzi e la bugía, che ostacolano il progresso reale.
Ed oggi più che mai, diffendiamo il primato dei progetti nazionali, come basi e sostentamento dei processi di sviluppo nazionale, attributo essenziale di sovranità e validità piena come Nazione.
Per finire, e prossimi a festeggiare “Il Giorno della Vergine di Loreto” - Patrona ed Avvocata del popolo marchigiano- mi permetto ripetere i punti indicati per l'Episcopato Argentino, sotto il titolo:
“Una Luce per reconstruire la Nazione”
I. Cinque Principi:
Il Bene Comune, il Destino Universale dei Beni, la Sussidiarietá, la Partecipazione e la Solidarietá
II–Quattro Valori Fondamentali:
Oggi abbiamo iniziato un recupero economico, ma rimangono vigenti, problemi strutturali con profonde sequele sociali e culturali, dove la produttività lavorativa attuale, è inferiore a 2001 e l'industria produce meno che nel 1997.
In quest´ambiente, la nazione argentina aspetta ancora progetti ed idee che contribuiscano a costruire il futuro in base ad una politica nazionale di sviluppo sostentabile.
Affinché un progetto nazionale abbia esito deve basarsi sul comportamento armonico della maggioranza ed imprescindibili variabili sociali, economiche, culturali e politiche, e per questo motivo, non lo riusciremo mentre esistano enormi disuguaglianze tra gli individui, le regioni e le nazioni.
Affermiamo che la fortezza della nostra Nazione si trova nei suoi settori intellettuali, produttivi e regionali, e che lo Stato Nazionale - Governo Nazionale - non è creatore di ricchezza, non può creare ricchezza dal niente, e se continua a fare, finiremo in un altro processo inflazionario con la conseguenza già conosciuta.
Questo contesto è uguale a quella situazione dei paesi latinoamericani, dei paesi sottosviluppati di tutto il Mondo, ed è prodotto delle contraddizioni che genera il sottosviluppo in ogni Nazione, con identici problemi strutturali con le politiche del mondo sviluppato, che trasportano permanentemente ai nostri Nazioni una maggiore disuguaglianza ed equità, approfondendo quei problemi strutturali.
Naturalmente, ciò non è scusa per riconoscere la nostra responsabilità in riuscire la realizzazione di un progetto nazionale di sviluppo ed integrazione, che faccia funzionare il formidabile potenziale agroalimentare, con uno sviluppo industriale, tecnologico e scientífico; e andare avanti con un progetto di sviluppo sostenibile a lungo termine, basato nella conservazione dell'ecosistema ed un adeguato controllo delle risorse naturali.
Vogliamo politiche capaci di soddisfare, le urgenti e gravi necessità del presente senza compromettere le necessità e capacità delle generazioni future.
Appoggiamo l'utilizzo di tutti gli avanzamenti scientifici e tecnologici disponibili, generando un nuovo e maggiore sforzo in investigazione ed innovazione, e che favoriscano una maggiore produttività con qualità, conservazione delle risorse, efficacia economica ed equità sociale.
Sono politiche concepite con responsabilità sociale globale, che coinvolgono e compromettono a tutti i paesi del mondo, essenzialmente i paesi sviluppati, ed a tutti i settori sociali.
Dalla nostra visione del Mondo attuale, osservata con emozione ed una visione razionale degli avvenimenti, i problemi e soluzioni sono ogni volta piú somigliate e perciò, segnaliamo primordialmente, che il prodotto del lavoro umano, ha puntato a concentrare i livelli di maggiore potere e ricchezza nei Paesi sviluppati, umiliando ed ingrandendo la miseria dei paesi sottosviluppati.
Tuttavia, manifestiamo che oggi, le economie dell'Unione Europea, nazioni sviluppati, “...hanno avuto cambiamenti strutturali negli ultimi anni. Passarono dei capitalismo amministrativo all'azionario, di economie con forte dose di direzione statale, a mercati meno regolati; di politiche sociali attive ed espansive ad un mondo che riduce costantemente le spese sociali...” come dice Michel Rocard; e dove le politiche salariali diminuìscono la partecipazione del salario in un 10 per cento, significando una “pauperizzazione” massiccia dei settori piú poveri.
Perciò, sosteniamo la necessità di un mondo interrelazionato che ravvivi urgentemente il diálogo e la convivenza, la preminenza dell'etica ed un attacco frontale a tutta forma di violenza, terrorismo, impunità e corruzione.
Un mondo che rispette i diritti umani e civili, dove prevalga l'investimento in capitale umano, ed afferme un rinnovato riconoscimento degli essenziali valori dell'umanità, in particolare la difesa della famiglia, come nucleo basilare dello sviluppo umano.
Un mondo che si comprometa, decisamente, nella creazione di lavoro, nell'educazione ed abilitazione lavorativa, un mondo di equità sociale e di una retribuzione equa, che finisca con la distribuzione ingiusta della ricchezza globale.
Sappiamo che per lo sviluppo umano, alcuni prodotti sono migliori che altri e che nel commercio mondiale, i Paesi latinoamericani dipendono troppo dalle esportazioni di materie prime.
Ed oggi, l´esito in quel commercio globale dipende sempre di più, dalla capacità di vendere prodotti manufatti di maggiore valore aggiunto.
Affinché ciò sia possibile, previa condanna delle sue attuali politiche e la domanda della sua immediata modificazione, gli Stati Uniti d´America, l'Unione Europea e Giappone, devono eliminare le loro barriere commerciali ed i sussidi agricoli, che ostacolano l'esercizio del libero commercio, e sono fattori del ritardo dei paesi sottosviluppati.
Per avere SPERANZA oggi e per il futuro, CON TUTTA CRUDEZA, MANIFESTIAMO:
Che i tempi e le politiche implementate per i paesi sviluppati non coincidono con la fame, la povertà, la mortalità infantile, il lavoro infantile, i problemi gravi dell'infanzia a rischio, l'AIDS, le malattie epidemiche contagiose, il flagello del narcotraffico, la esistenza di migliaia di giovani senza impiego, né salario, né radici; e che solo sanno esprimere la sua esistenza, attraverso la violenza, con il disprezzo per l'ecosistema. Né l’ alto rendimento dei loro investimenti, dove la governabilità si regga dal rispetto irrestricto della democrazia e della legge che si producono drammaticamente nei popoli delle nostre nazioni sottosviluppati
Davanti al nostro mondo globale, interrelazionato e diverso, formulare i problemi richiede molta creatività, perché implica esporre quali sono le condizioni reali che deve compiere la soluzione.
Perció, una delle questioni più importanti, è togliersi di mezzo i pregiuidizzi e la bugía, che ostacolano il progresso reale.
Ed oggi più che mai, diffendiamo il primato dei progetti nazionali, come basi e sostentamento dei processi di sviluppo nazionale, attributo essenziale di sovranità e validità piena come Nazione.
Per finire, e prossimi a festeggiare “Il Giorno della Vergine di Loreto” - Patrona ed Avvocata del popolo marchigiano- mi permetto ripetere i punti indicati per l'Episcopato Argentino, sotto il titolo:
“Una Luce per reconstruire la Nazione”
I. Cinque Principi:
Il Bene Comune, il Destino Universale dei Beni, la Sussidiarietá, la Partecipazione e la Solidarietá
II–Quattro Valori Fondamentali:
La Verità, la Libertà, la Giustizia e la Via della Carità
Lascio in mani del Comitato Esecutivo il presente documento, aggiunto al Discorso che ho detto ad Ancona il 5 di dicembre del 2003; per essere i condensati la posizione della Femacel, la quale, fedele ai suoi principi, fissó i problemi con soluzioni.
Tante grazie.
Lascio in mani del Comitato Esecutivo il presente documento, aggiunto al Discorso che ho detto ad Ancona il 5 di dicembre del 2003; per essere i condensati la posizione della Femacel, la quale, fedele ai suoi principi, fissó i problemi con soluzioni.
Tante grazie.
Dr. FERNANDO H. PALLOTTI
Presidente
Federación Marchigiana del Centro-Litoral
de la República Argentina (Fe.Ma.CeL.)
e Consigliere del Consiglio dei Marchigiani all’ Estero
Jesi (Le Marche), 2/3 dicembre 2005
No hay comentarios:
Publicar un comentario